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Nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1943 uno stormo di aerei, il 617 o squadrone composto da centotrenta aviatori britannici, canadesi e australiani, un americano e due neozelandesi, sorvolò la Germania nordoccidentale e distrusse le dighe dei bacini idrici dell’Eder e della Möhne con delle “bombe rimbalzanti”, rovesciandone a valle le acque. Il raid, noto come Operazione Chastise (Castigo), costò la vita a ben cinquantatré dei giovani aviatori che l’eseguirono e, nel Regno Unito dell’immediato dopoguerra, fu subito annoverato tra «quei racconti a sfondo storico – al pari di re Artù o di Robin Hood – che si sottraggono a ogni tentativo di rilettura critica da parte degli studiosi», come scrisse il biografo del comandante di stormo Guy Gibson. Nel 1955, I guastatori delle dighe, il film britannico dedicato all’impresa, fu perciò accolto con entusiasmo dall’opinione pubblica, convinta che il raid non avesse lasciato vittime se non gli eroici cinquantatré giovani aviatori. In realtà, nell’Operazione Chastise, nota in Germania come Möhnekatastrophe, perirono circa millequattrocento persone, quasi tutte civili, quasi tutte donne di nazionalità francese, polacca, russa e ucraina: più che in qualunque precedente attacco condotto dalla RAF sul Reich. Una strage di civili, per la maggior parte vittime di Adolf Hitler, che si inquadra nella controversa offensiva condotta dagli Alleati con i bombardieri durante la seconda guerra mondiale. Questo libro nasce dall’esigenza di raccontare di nuovo, e di riconsiderare, la vicenda dell’Operazione Chastise con la speranza di offrire una nuova prospettiva. Un compito arduo per Max Hastings, che conserva ancora «il timore reverenziale provato da bambino per i piloti che avevano fatto esondare la Möhne e l’Eder». Un compito, tuttavia, ineludibile per uno storico che voglia accertare i fatti, e stabilire in questo caso «se la straordinaria storia dell’Operazione Chastise – l’impatto che ebbe sulla seconda guerra mondiale a fronte delle conseguenze umane – si lasci redimere dalla gloria». «Un eroe della Resistenza norvegese, Knut Lier-Hansen, nel 1948 scrisse delle parole che mi risuonano in mente ogni volta che mi accingo a raccontare un conflitto: “Sì, le guerre possono portare con sé avventure che scaldano il cuore, ma la vera natura della guerra è fatta di innumerevoli tragedie personali, di pena, sperpero e sacrificio, di una malvagità totale che la gloria non redime”».
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