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Sonetti lussuriosi

Sonetti lussuriosi

Pietro Aretino scrisse i Sonetti lussuriosi nel 1526 come illustrazione alle incisioni erotiche di Raimondi, per questo lavoro subì un attentato e dovette fuggire da Roma. L’esigenza di essere costantemente presente, di annullare ogni momento di pausa e di vuoto, è all’origine della molteplice attività dell’autore, della sua sperimentazione continua, della sua varietà di registro. Questa è anche la natura specifica della sua poetica che contrappone alle prescrizioni delle scuole e alle norme di equilibrio e di misura, proprie del classicismo, una concezione della poesia come “capriccio” e dell’ispirazione come “furore”, con cui viene esaltato il primato della natura e della sua imprevedibilità rispetto alla fissità dei canoni estetici. Condannato come autore osceno fino all’ottocento, fu costretto ad una valutazione riduttiva e ad una circolazione clandestina dei suoi scritti; la critica più recente ne ha rivalutato l’opera evidenziandone la complessità estetica.

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