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Definito da Marguerite Yourcenar “breve capolavoro dell’angoscia e al tempo stesso dell’atonia”, Confessioni di una maschera rappresenta il primo grande successo di pubblico e di critica di Yukio Mishima. Vissuto da sempre nell’assoluta mancanza di interesse per l’altro sesso, Kochan è cresciuto imparando a celare le sue inclinazioni. In pagine intrise di sensualità e candore, il protagonista deve fare i conti con i propri desideri, inammissibili nel Giappone imperiale prebellico, inflessibile e militarista. È così che si trova a mettere in piedi “la recita”, a indossare una maschera e a raccontarci le esperienze cruciali attraverso le quali ha preso consapevolezza delle sue passioni: dall’“adorazione indicibile” per un paio di calzoni azzurri all’ammirazione estatica per i corpi dei compagni, così robusti rispetto al suo. E poi la folgorante visione del San Sebastiano di Guido Reni, che lo porterà a considerare il corpo maschile e la morte in modi inaspettati. Ma l’accettazione di se stesso come uomo diverso dagli altri non si attua senza una lotta per conquistare la “normalità”: il giovane si costringe così a corteggiare la timida Sonoko e simula vizi immaginari per nascondere le sue vere inclinazioni. In un mondo in cui i sentimenti reali rimangono tenacemente nascosti dietro lo schermo di una presunta “correttezza” ufficiale, la storia della maturazione emotiva di Kochan non è il semplice “resoconto clinico di un caso particolare”, ma offre un’immagine indimenticabile della gioventù in senso più ampio. Nel centesimo anniversario della nascita di Mishima il romanzo torna in libreria per Feltrinelli nella traduzione di Andrea Maurizi, condotta sull’originale giapponese. Una versione che consente ai lettori italiani di apprezzare in tutta la sua forza e intensità quello che è ormai diventato un classico moderno. “La ‘recita’ aveva modificato così in profondità la mia personalità che non potevo più considerarla tale.”
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