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Fughe da fermo

Fughe da fermo

Un amore lancinante quello di Federico per Cristina l’indifferente, un amore la cui vanità è insieme motivo e risultato del suo essere sentimento ossessivo, puro e irrinunciabile.  La risposta che non trova in lei la cerca allora in un simulacro di vendetta fatto di azione pura, scadente e umanissima: travestiti, filmetti porno, puttane d’importazione, e sbronze di mescal, risse in discoteca, donne migliori di lei ma peggiori giacché disponibili. E poi, nobile e illustre come quell’amore, l’odio per il sistema, i piani per aggredirlo, colpirlo, ferirlo; ma anche qui ogni tensione è innescata solo dall’ansia di farsi prendere in considerazione e di qualificare l’attualità rendendola degna di un sottofondo degli U2 o di un commento di Malcolm Lowry, e quindi è destinata a esiti impacciati, ridicoli, patetici — tra benzinai incaponiti a non farsi rapinare e anarchici gelosi della poesia racchiusa nella dinamite. Frugando nelle viscere e nel cuore dei suoi eroi comici e commoventi, Nesi scova e spiattella l’inconfessabile, purché lo sia solo per candore; e lo fa narrando con grande agilità e senza mai allentare la morsa di un umorismo e un’autoironia spietati, sintonizzati manialcalmente sulla cultura bassa della quotidianità. Da questo romanzo il film diretto da edoardo nesi.

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