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«Chi è la Julia Kristeva di cui stiamo parlando? Mi consenta di confessarle una cosa, Samuel: non riesco ad abitare la mia immagine, quella che gli altri mi restituiscono; io mi vedo come in viaggio: il mio elemento potrebbe essere l’acqua viva e il mio scopo seguire questo flusso». Per la prima volta Julia Kristeva, linguista, psicoanalista e scrittrice considerata tra i massimi intellettuali del nostro tempo, svela in questa conversazione, che di fatto si traduce in un’autobiografia, i risvolti più intimi della sua vita. Tre quarti di secolo, vissuti sempre sulla breccia, in un continuo corpo a corpo con le vertigini identitarie dell’esilio e dell’amore. L’infanzia in Bulgaria; la guerra, il comunismo e il suo crollo; poi, da ragazza, l’arrivo a Parigi con una borsa di studio, i contatti subito intensi con gli ambienti intellettuali francesi più innovativi; gli anni sessanta e le effervescenze di Saint-Germain-des-Prés; la giovane bellezza accentuata dai tratti slavi; gli zigomi alti, lo sguardo penetrante, il sorriso largo, l’eleganza innata di ogni movenza. Tutti caratteri che, trascolorando, accompagneranno le sue esperienze di donna, di amante, di sposa, di madre. Il libro ci invita a seguirla nel cuore profondo delle parole che scandiscono la sua vicenda biografica e, insieme ad essa, quella di un intero continente alle prese con i suoi passaggi storici cruciali: la rovina postbellica e la ricostruzione; il comunismo; il liberalismo; la globalizzazione; ma anche la depressione nazionale; il terrorismo, nella sua più recente aberrazione jihadista; il desiderio di una Francia che pochi francesi possono vantare di aver vissuto con un’analoga tensione identitaria. Senza dimenticare la letteratura e l’esperienza interiore. Né per Julia si è trattato solo di attraversare mondi, giacché lo spostamento lo spiazzamento, l’altrove, ha costituito la dimensione interiore che Kristeva ha sempre privilegiato. Non a caso, dovendosi riassumere in una sola frase, dice di sé: «Io mi viaggio», a sottolineare, con l’intensità della parola incarnata, la consapevolezza dell’erranza come chiave di volta di una vita intera.
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