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Funzionare o esistere?

Funzionare o esistere?

Anziani considerati ormai 'vecchi', fuori dal ciclo produttivo e soprattutto da quello del consumo. Giovani che non hanno più il diritto di essere gio­vani, ma sono inseriti da subito nella giostra delle competenze da acquisire, dei risultati da conse­guire, con l'imperativo di essere 'imprenditori di se stessi'. Fragilità umane di tutti noi che vengo­no stigmatizzate come intoppi nella realizzazione di una felicità del qui e ora, col risultato di impre­gnarci di angoscia e paura del futuro.
Non è lo scenario distopico di un libro di fan­tascienza, ma il panorama della nostra situa­zione attuale. Come ci siamo arrivati? Quando abbiamo abdicato alla nostra irriducibilità a una modellizzazione meccanica? Perché abbiamo accettato di diventare un mero 'bilancio di com­petenze' governato da un algoritmo ottimista, e perché ci siamo lasciati convincere che saremo migliori e più felici se ci lasceremo 'aumentare' dalle macchine? Ma soprattutto: c'è una via di resistenza a tutto questo?
Miguel Benasayag, che da sempre si muove all'in­crocio tra psicanalisi, biologia e filosofia e che per il suo essere un resistente ha anche pagato un prezzo personale, come racconta più volte in questo libro, raccoglie l'appello di una società im­paurita e le propone una scommessa per un futu­ro diverso: un futuro di persone singolari, ricche delle proprie diversità, delle proprie qualità e in­crinature, che vivono in relazione tra loro. Solo ac­cettando di andare al di là del semplice 'funziona­mento' della macchina e riguadagnando invece la complessità piena di senso dell'umano, si può tornare a considerare senza angoscia la morte come parte dell'esperienza sapida della vita, a guardare la fragilità del corpo e delle emozioni come ricchezza della relazione con gli altri. E re­cuperare così uno sguardo aperto verso un futuro che sia sempre meno un risultato e sempre più un cammino, a volte facile e a volte difficile come la vita vera.

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