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L'Odore dell'India

L'Odore dell'India

Il 31 dicembre del 1960 Pier Paolo Pasolini parte con Alberto Moravia viaggiando per la prima volta in India. L’occasione è partecipare ad un convegno per la commemorazione del centenario della nascita di Tagore che si tiene a Mumbai, un soggiorno che durerà sei settimane. Moravia sarà inviato per conto del “Corriere della sera”, Pasolini del “Il Giorno”, il 16 gennaio saranno poi raggiunti da Elsa Morante. Da questo primo viaggio, Moravia raccoglierà i suoi articoli in “Un’idea dell’India”, mentre Pasolini trascriverà le sue impressioni in questo piccolo volume, un diario di viaggio diventato con gli anni un vero e proprio libro di culto. Pasolini si aggira attento e curioso nella realtà caotica e affascinante del subcontinente indiano, osservando i gesti e le movenze della gente, seguendo i colori dei paesaggi e soprattutto l'odore della vita, «di poveri cibi e di cadavere che, in India, è come un continuo soffio potente che dà una specie di febbre». I templi di Benares, le notti di Bombay, le rive del Gange, tutto l'incanto di una terra ammaliante, impenetrabile e, insieme, l'orrore dell'esistenza che vi si conduce ci vengono restituiti con l'originalità di visione di uno dei nostri più grandi scrittori. Pasolini approccia l’India da un punto di vista colto, ovviamente, ma anche emotivo: è la prima volta che vi si reca, anche se ha già visitato altre realtà del terzo mondo, e ne rimane travolto. Non ha paura di immergersi in quella che nelle guide di solito banalmente si chiama la “vera India”: esce la sera, spesso da solo, a camminare, confrontandosi amichevolmente con le mille situazioni umane che incontra, mai sottraendosi al reale putrido e patetico di quel Paese. Si imbatte così in un’improvvisa chiacchierata con dei giovani senza dimora pronti a divorare gli avanzi di cibo gettati dal ristorante del suo albergo, nell’odore di poveri cibi e cadaveri, nei mille colori dei sari, nella solennità coloniale della Porta dell’India, nell’orrore ma anche nel fascino di certe morti sul fiume sacro, nelle centinaia di corpi dei mendicanti sporchi e vestiti di stracci che dormono per le vie della città, nelle brevi intense amicizie con ragazzini di strada che gli lasceranno il segno nel cuore. Poi torna in stanza, e scrive, riflette, approfondisce argomenti: parla di religione, borghesia, politica, cultura.Sopra a tutto, comunque, Pasolini esprime pietà e compassione; l’aspetto che sempre sottolinea è la dolcezza, il sorriso docile e a volte rassegnato dei suoi abitanti, gli occhi ridenti.

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