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The White Album

The White Album

«Noi ci raccontiamo storie per vivere»: così Joan Didion apre The White Album, diario intimo, reportage bizzarro, ossimorico ed estremo di una nuova America. Quella delle autostrade californiane, delle hall di vecchi hotel coloniali affacciati sulle spiagge bianche di Honolulu, delle feste hollywoodiane e delle comuni, degli studi di registrazione in cui si scrive la storia della musica. Momenti di vita personale – quelli con la figlia – si intrecciano con i grandi avvenimenti del tempo: personaggi come Jim Morrison, Nancy Reagan e Charles Manson fanno da contorno alla lotta del movimento femminista, alle contraddizioni della protesta studentesca e delle Pantere nere. Lo sguardo di Joan Didion si sposta dal privato al pubblico e non rifugge dalle polemiche. Affronta senza remore ogni verità, anche la più sgradevole: l’impossibilità di ricondurre la vita – e l’arte – a un significato incrollabile. Joan Didion stupisce ancora una volta per la lucidità stilistica e la risolutezza di visione, la testarda fedeltà a se stessa e la capacità di trasformare in emblema un dettaglio minuto della vita quotidiana; per l’eleganza con cui passa dalla rappresentazione di una realtà caotica alla raccolta contemplazione della corolla di un fiore o delle volute nerastre che un incendio disegna nel cielo del mattino. Le pagine bianche di un album da riempire, con il loro silenzio incolpevole ma partecipe, sono allora l’unica via, se non per trovare un senso, almeno per cercarlo.

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