Search

Shopping cart

Saved articles

You have not yet added any article to your bookmarks!

Browse articles
Newsletter image

Subscribe to the Newsletter

Join 10k+ people to get notified about new posts, news and tips.

Do not worry we don't spam!

GDPR Compliance

We use cookies to ensure you get the best experience on our website. By continuing to use our site, you accept our use of cookies, Privacy Policy, and Terms of Service.

Una passante blu e bionda

Una passante blu e bionda

“Immergersi nella scrittura di Joë Bousquet è la via più sicura per comprendere cosa sia ‘fare anima’. La scrittura di Bousquet non è soltanto una ‘prosa poetica’, non è solo una bella e ammaliante scrittura ricca di evocazioni e di immagini lussureggianti, non è una scampagnata ‘estetica’. È una scrittura che si potrebbe definire ‘psicopompa’, è una discesa nel mondo infero se con esso vogliamo intendere un mondo dove vengono meno le separazioni che il regime diurno della percezione e quello ortogonale della ragione creano. Bousquet ci guida, se ci affidiamo a lui senza il rovello del controllo e del dominio del significato, (...) a incamminarci verso le regioni del non dove in cui finalmente si rivela la tessitura indecidibile della materia vitale, verso una comprensione partecipativa delle cose e di noi in esse. Ma attenzione, occorre essere disponibili a lasciare la presa, a dissolvere l’urgenza della chiarezza e della comprensione, occorre situarsi fluidamente nello scorrimento di un testo che avviluppa, risucchia, annega. (...) Il racconto, scritto nel 1930 circa, che come accade sempre nella scrittura ‘ininterrotta’ e fluida di Bousquet, non ha trama né articolazione progressiva, è un tortuoso trapasso in una sorta di zona di penombra, dove il sogno e la veglia scivolano l’uno nell’altra”. (dall’introduzione di Paolo Mottana)

Comments