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Il sogno di John Ball

Il sogno di John Ball

Gran parte dell'attenzione editoriale che William Morris ha ricevuto negli ultimi anni deriva dal successo del genere fantasy, in particolare dell'universo creato da J.R.R. Tolkien, di cui Morris fu ispiratore letterario con i suoi romanzi di ambientazione fantastica e medievale. Nella cultura di massa però il suo nome evoca soprattutto immagini di tappezzerie e carte da parati a motivi vegetali e frontespizi con titoli in caratteri gotici. Eppure, almeno nella seconda parte della sua vita, per lui ricerca estetica e impegno politico furono completamente intrecciati, un fatto troppo spesso sottovalutato o dato per scontato.
Con una nuova traduzione e un'ampia prefazione critica di Wu Ming 4, diamo qui nuova luce a uno dei romanzi più politici di Morris, pubblicato nel 1888 e da anni introvabile in lingua italiana.
L'alter ego dell'autore crede di risvegliarsi da un sogno, ma in realtà è un sogno dentro il sogno, e scopre di trovarsi nella primavera del 1381, nella campagna del Kent, nel pieno della Rivolta dei contadini inglesi. Nella sua percezione la permanenza nella bolla temporale dura un giorno e una notte, il tempo necessario per toccare con mano il mondo medievale, assistere a una battaglia, e confrontarsi con il leader spirituale della rivolta: il prete e predicatore rivoluzionario John Ball. Sarà infatti John Ball a intervistare il viaggiatore venuto dal futuro per sapere cosa riservano i giorni a venire e cosa ne sarà di quella lotta. È l'occasione per il protagonista non solo di esporre la visione dialettica della storia, ma soprattutto di osservare il sistema capitalistico attraverso uno sguardo esterno, quello di un uomo del Medioevo, con una nitidezza impeccabile.

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