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Gli scritti di Sergio Ricossa sono sempre un prezioso scrigno, da cui si possono di continuo trarre gemme di inusuale bellezza. Le pagine contenute in questo volume ne sono un esempio. Con il suo acume, la sua cultura e la sua ironia, Ricossa ci offre la possibilità di esplorare un principio, di cui si parla molto e che è stato fatto proprio anche da talune carte costituzionali. Ci fa capire che cosa sia la solidarietà e quale funzione essa svolga nella convivenza fra gli uomini e nel rapporto fra governati e governanti. Affrancandoci dai tanti luoghi comuni quotidianamente spesi, Ricossa ci aiuta a rispondere alle nostre domande, soprattutto a quelle che potrebbero sembrare scomode o “impertinenti”. Il metodo utilizzato è quello caro all’Autore, che richiama costantemente la nostra attenzione sugli esiti positivi e negativi generati dalle nostre azioni. Ricossa si sofferma dapprima sulla solidarietà volontaria. E spiega che pure il nostro più spontaneo desiderio di aiutare gli altri «esige un patto anticipato fra almeno due persone», chi propone e chi accetta. Come avviene in ogni altro rapporto intersoggettivo, amicizia e amore compresi, c’è nella solidarietà uno “scambio”, in cui devono essere presenti la disponibilità a dare e la disponibilità a ricevere. Ricossa “esplora” le relazioni interne alla famiglia, i rapporti fra colleghi e varie altre situazioni. E alla sua vigile lente non sfuggono «gli abbracci ostentati, le pacche sulle spalle, i “regali” prestigiosi», che precedono l’«invito ad aderire a reti di connivenze e omertà», le “cricche” solidaristiche, alle quali «bisogna saper dire di “no” al momento giusto». Ricossa analizza poi un tipo di solidarietà a cui non è possibile sottrarsi: quella resa «obbligatoria per legge, imposta da politici demagoghi, pagata da contribuenti inermi, goduta massimamente da burocrati pubblici, inventata nella forma moderna da Bismarck, il cui ideale era trasformare la Prussia in un’unica immensa caserma, trattando i civili come militari». È una solidarietà che non ha alcun valore morale, perché non è un prodotto della libertà di scelta. Ossia: «il valore morale della solidarietà obbligatoria, non libera, è nullo». E non solo. Il suo valore economico, «inteso come spesa, è altissimo. Il presupposto teorico è che i ricchi paghino per i poveri. La conseguenza pratica è che, più spesso di quanto non si creda, i poveri pagano per i ricchi».
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