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Spaccio de la bestia trionfante

Spaccio de la bestia trionfante

Giove, stanco del disordine e della corruzione che affliggono il firmamento, convoca un concilio degli dèi. Il suo obiettivo è audace: epurare le costellazioni, simboli di vizi e errori antichi, per sostituirle con nuove virtù. È questo lo “spaccio”, la cacciata della “bestia trionfante” dell’ignoranza e della superstizione che ha trionfato per secoli. In questo dialogo allegorico pubblicato a Londra nel 1584, Giordano Bruno compie la sua più radicale operazione filosofica e politica. Attraverso una potente metafora cosmologica, non attacca solo i vizi umani universali, ma scatena una furiosa critica contro tutte le forme di religione positiva e rivelata, colpevoli di aver offuscato la “vera legge” naturale insita in ogni uomo. La “bestia” è l’idolatria, l’ipocrisia e la falsa pietà che hanno soggiogato l’umanità. Ma lo Spaccio non è solo distruzione: è un progetto di riforma totale. Al posto dei vecchi miti, Bruno propone un nuovo pantheon di virtù “eroiche” fondate sulla filosofia, sulla legge interiore della coscienza e su un rapporto diretto con l’infinito universo. È una chiamata alla rigenerazione dell’uomo, che, liberatosi dai pregiudizi, può finalmente realizzare la propria dignità di “dio terreno” e partecipare consapevolmente alla vita divina della natura.

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