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Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è un romanzo scritto da Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) a Firenze nel 1881. Si tratta di un classico della letteratura per ragazzi, e grazie anche al giudizio favorevole di Benedetto Croce, che ne scrisse nel 1903, è entrato a pieno titolo fra le grandi opere della letteratura italiana. Il romanzo ha come protagonista un personaggio di finzione, appunto Pinocchio, che l'autore chiama impropriamente burattino pur essendo morfologicamente più simile una marionetta (corpo di legno con articolazioni, mosso dai fili) al centro di celeberrime avventure.
Il personaggio - burattino umanizzato nella tendenza a nascondersi dietro facili menzogne e a cui cresce il naso in rapporto a ogni bugia che dice - è divenuto successivamente protagonista anche nel mondo del cinema e dei fumetti. Sulla sua figura sono stati inoltre realizzati album musicali e allestimenti teatrali in forma di musical.
Collodi inizialmente pubblicò l'opera a puntate, quasi per caso e senza troppa voglia, sulla prima annata del 1881 del Giornale per i bambini diretto da Ferdinando Martini, un periodico settimanale supplemento del quotidiano Il Fanfulla, nella quale furono pubblicati i primi otto episodi. Collodi definisce il suo lavoro «una bambinata» e dice al direttore del giornale: «Fanne quello che ti pare; ma, se la stampi, pagamela bene, per farmi venire voglia di seguitarla». Il titolo della fiaba, all'inizio, fu: La storia di un burattino. La prima puntata apparve sul numero del 7 luglio, seguita da altre sette, rispettivamente il 14 luglio, 4 e 18 agosto, 8 e 15 settembre, 20 e 27 ottobre.
Particolare interessante, nell'ultimo episodio dell'anno si legge: Continuazione e fine. L'intenzione di Collodi era infatti quella di concludere il racconto con il burattino che, impiccato, «stirò le gambe e, dato un gran scrollone, rimase lì come intirizzito.» In seguito alle proteste ansiose e rammaricate dei piccoli lettori, il giornale convinse Collodi a continuare la storia. Il lavoro, tuttavia, non fu agevole, tanto che occorsero altri due anni per vederne la conclusione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne e ossa. Dalla seconda annata in poi, la favola mutò definitivamente il titolo in: '’Le avventure di Pinocchio'’.
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