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Convitato di pietra, cancro, «fattore C»: la criminalità organizzata è stata definita in tanti modi diversi. Raffaele Cantone, per otto anni alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, la conosce come pochi. Un mondo complesso che affonda le sue radici nella realtà del Sud, ma non solo. E che da tempo, ormai, è uscita ben al di fuori dei confini della delinquenza tradizionale, diventando ora un occulto quanto determinante socio in affari, ora un candidato «impresentabile» alle elezioni, ora un alibi dietro cui nascondere l'inefficienza delle amministrazioni pubbliche nel gestire grandi emergenze, prima fra tutte quella dei rifiuti campani. Proprio partendo dalle tante riflessioni sui mille volti della camorra, emerse non solo nel corso del suo lavoro di magistrato ma anche intervenendo a incontri pubblici e sulla carta stampata, Cantone affila come un bisturi il suo sguardo per tracciare un lucido spaccato dei mali della società italiana, oggi più che mai dilaniata fra l'anticultura del malaffare e la volontà di voltare finalmente pagina, in nome del rispetto delle regole. E nutre una speranza: unire alla forza delle azioni il potere delle parole, per condividere una battaglia che è di tutti gli italiani, quella contro l'illegalità diffusa che può corrodere le basi democratiche ed economiche dell'intero paese. Da uomo di legge e attento osservatore, ricostruisce così le complesse trame fra la nuova borghesia camorrista dei colletti bianchi e gli amministratori pubblici, i politici collusi e il sottobosco delle cricche, salendo su su fino ai centri del potere deviato e al fenomeno della corruzione, che rappresenta uno dei più gravi rischi per la nostra economia attuale. Una «zona grigia» efficientissima, cui magistrati, forze dell'ordine e cittadini onesti si oppongono fra innumerevoli difficoltà. Ma il loro lavoro, giorno dopo giorno, rischia di diventare una tela di Penelope senza fine. È non lasciandoli soli, e continuando a parlare e scrivere di connivenze e malaffare, che l'illegalità potrà essere definitivamente sconfitta.
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