Search

Shopping cart

Saved articles

You have not yet added any article to your bookmarks!

Browse articles
Newsletter image

Subscribe to the Newsletter

Join 10k+ people to get notified about new posts, news and tips.

Do not worry we don't spam!

GDPR Compliance

We use cookies to ensure you get the best experience on our website. By continuing to use our site, you accept our use of cookies, Privacy Policy, and Terms of Service.

Il tennis come esperienza religiosa

Il tennis come esperienza religiosa

«Sembra brutale, Philippoussis, spartano, uno grosso e lento che gioca di potenza da fondocampo, con una cattiveria gelida negli occhi, e a paragone Sampras appare quasi fragile, cerebrale, un poeta, saggio e triste allo stesso tempo, stanco come solo le democrazie sanno esserlo». David Foster Wallace, Il tennis come esperienza religiosa
Negli anni della giovinezza e prima di diventare forse il piú grande innovatore della letteratura americana contemporanea, David Foster Wallace si è a lungo dedicato al tennis, entrando nelle classifiche regionali e sfiorando la fama che ha saputo costruirsi altrove, e con ben altri esiti. E il tennis è rimasto una delle sue grandi passioni, tradotta in pagine memorabili, da Infinite Jest a Tennis, Tv, trigonometria e tornado. Fino a questi due grandi saggi, qui raccolti insieme per la prima volta e dedicati rispettivamente a Roger Federer e a un'epica edizione degli Open, ma anche a mille altre cose: lo scontro omerico tra il talento e la forza bruta, tra la bellezza apollinea di una volée perfetta e gli interessi economici «sporchi» che ruotano intorno a ogni sport; il mistero ineguagliabile di uno sport che sembra basato su una moltiplicazione geometrica delle variabili, ma che, in fondo, si riduce al confronto di un atleta con se stesso e con i propri limiti, tra solipsismo e trascendenza. Il tutto, nella lingua immaginifica e inimitabile che i fan di David Foster Wallace hanno imparato da tempo a conoscere e amare.

Comments