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Il corso innaturale delle cose

Il corso innaturale delle cose

Che cosa rende più «naturali» di altre le nostre scelte di vita? Forse il fatto di ricalcare le orme di chi ci ha preceduto o di inserirci in quel flusso esistenziale che scorre indipendentemente da noi e a cui, presto o tardi, volenti o nolenti, finiamo per adeguarci tutti? Ma anche così, anche optando per scelte «naturali» – come sposarsi, avere figli e un lavoro con cui mantenerci – scelte che non vadano controcorrente, riusciamo a raggiungere la nostra massima aspirazione, vale a dire la felicità? Perché è questo che in fondo ognuno di noi cerca spasmodicamente, a volte disperatamente, nella vita. E non fa eccezione Tomas Espedal, che in pagine di disarmante e a tratti impietosa schiettezza parte dalla propria esperienza – senza tacerne le debolezze, le ipocrisie e i desideri mai sopiti – per approdare a una riflessione di respiro universale, sulla scia di un sogno che appare impossibile. Quello che ci restituisce è un testo di grande poesia e di intensa sensibilità, che trascende la mera esperienza autobiografica e diventa specchio di un’umanità che, nonostante le sconfitte, si ostina a presentarsi all’ennesimo appuntamento mancato con la felicità.

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