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La donna di picche, tradotto in italiano anche con La dama di picche, è un racconto del 1834 di Aleksandr Puškin.
Il racconto si apre con una scena ambientata vicino ad un tavolo da gioco. Qui, alcuni ufficiali del Genio giocano a carte e chiacchierano del più e del meno; tra di loro c’è Hermann, un giovane ufficiale del Genio dalla personalità apparentemente razionale e dalla condotta irreprensibile. Pur essendo estremamente attratto dal gioco d'azzardo, non osa praticarlo, nella convinzione di non poter sacrificare l'indispensabile per procacciarsi il superfluo.
La sua lucidità viene però sconvolta dal racconto del suo commilitone Tomskij: questi riferisce un aneddoto riguardante il passato di sua nonna, una nobildonna ormai decrepita, un tempo giocatrice appassionata. Secondo il racconto di Tomskij la donna, dopo aver perso un’ingente somma di denaro a carte a Parigi, chiese al conte di Saint-Germain un prestito per saldare il debito. Il conte, conoscendo la vecchia, le disse che prestarle dei soldi sarebbe equivalso a mantenerla nella situazione di debito nella quale già si trova: decise così di rivelarle un trucco per vincere a carte in ogni occasione. La donna entra così in possesso del segreto per vincere al gioco, che custodisce gelosamente.
La donna di picche è considerata l'opera narrativa più riuscita di Puškin, la cui prosa è caratterizzata da uno stile limpido ed essenziale che è stato accostato a quello di Voltaire. Il racconto fonde in maniera originale l'elemento fantastico e il sapore gotico della vicenda riconducibili alla narrativa romantica tedesca con il realismo della rappresentazione di alcuni personaggi, quali la vecchia contessa e la sua sfortunata dama di compagnia. Pregevole è l'equilibro con cui l'autore padroneggia gli ingredienti della narrazione, attraversata dalla leggerezza e dall'ironia impalpabile tipiche di Puškin.
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