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Avventure agrodolci

Avventure agrodolci

Grazie al successo di Kitchen Confidential Anthony Bourdain non è più vincolato al lavoro in cucina. Ora è uno scrittore. Viaggia, collabora con vari giornali e conduce un programma televisivo di “travel cooking” per Discovery Channel. In questa raccolta di articoli comparsi su riviste quali “Gourmet” e “Rolling Stone” e su quotidiani come il “Los Angeles Times”, Bourdain guarda il mondo da questa sua nuova situazione di “esiliato” dalle cucine. Gran parte degli articoli è sui toni di Kitchen Confidential: la fauna di desperados multietnici che popola le cucine di New York, le bevute dopo il turno serale, le atmosfere chiassose e sanguigne, l’epico attaccamento dei cuochi alla loro vita sfasata. Gli scritti sulle cucine di New Mothafuckin’ York City sono quelli in cui Bourdain dà il meglio di sé: si va dalla guida ai migliori deli di New York, con tanto di indirizzo, descrizione dei piatti e del servizio; all’elogio dell’immigrazione clandestina, di messicani, ecuadoriani e caraibici, che fornisce così tante valide braccia al mondo della ristorazione, molto meglio degli studentelli bianchi, freschi di scuola professionale; alla spiegazione del gergo di cucina. Il resto del libro è ispirato alle trasferte negli Usa e nel resto del mondo con la troupe di Discovery Channel al seguito. C’è la visita alle cucine dei grandi alberghi di Las Vegas; le speziate incursioni cajun a New Orleans; la scena raccapricciante degli Inuit che sbranano una foca, cruda, nella Baia di Hudson; la trasferta in Sicilia; le sublimi bettole a conduzione familiare di Hanoi; il compianto per l’imbastardimento dei pub londinesi; l’incontro con il genio culinario catalano di Ferràn Adrià.La grandezza di Bourdain sta nell’aver fatto piazza pulita di tutte le convenzioni che inquinano l’edulcorata letteratura enogastronomica. In un grande esercizio di realismo, Bourdain dice le cose come stanno, parla come parlano i cuochi, sprezzante, ironico, gaudente, adrenalinico, raffinato, sensuale. .

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