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Orestea

Orestea

La più celebre fra le opere di Eschilo, unica trilogia sopravvissuta del ricco corpus teatrale greco antico, l’Orestea mette in scena la sanguinosa catena di vendette che devasta la famiglia reale di Argo. In Agamennone l’eroe, di ritorno trionfante dalla guerra di Troia, trova ad attenderlo la moglie Clitennestra, decisa a vendicare la figlia Ifigenia, sacrificata dal marito agli dei in vista dello scontro con la casa di Priamo. Ma nemmeno la morte di Agamennone è destinata a rimanere impunita, e altro sangue si prepara a essere versato, stavolta per mano di Oreste, figlio esiliato che nelle Coefore ritorna nella terra natia e, incitato da Apollo, pianifica di uccidere gli assassini del padre. Un ulteriore delitto che scatenerà l’ira delle divinità protettrici del diritto materno, le Erinni, protagoniste delle Eumenidi, che perseguitano coloro che alzano la mano contro la propria madre. Attraverso la tragedia di una famiglia, Eschilo mette in scena la nascita e l’affermarsi della democrazia ateniese, un nuovo ordine che succede a un periodo di caos e distruzione. La vicenda degli Atridi diventa così metafora del passaggio da un mondo basato sul legame familistico a un altro, in cui sono le leggi a costituire il legame che unisce gli uomini e fonda la società. Il leitmotiv della trilogia resta però la vendetta. Vendetta come forma arcaica di risoluzione delle controversie. Vendetta come pacificazione interiore. Vendetta come dannazione. Con l'Orestea Eschilo sonda gli abissi dell'animo umano e spiega allo spettatore come il Male sia pronto a carpire ciascuno di noi.

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