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I Persiani, I Sette a Tebe, Le supplici, Prometeo incatenato, Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi
Traduzioni di Enzo Mandruzzato, Leone Traverso, Manara Valgimigli
Edizioni integrali
Eschilo è il primo dei grandi tragediografi greci, vissuto tra il 525 e il 455 a.C. La cultura ellenica stava allora passando da una visione arcaica dell’universo a una concezione più razionale. L’idea di un destino dominato da forze cieche e oscure stava lasciando il posto a un’organizzazione della vita sociale secondo forme di partecipazione collettiva al potere, basata su regole imparziali e democratiche. I protagonisti delle tragedie di Eschilo non sono più semplici mortali in balia di forze estranee, ma uomini coscienti, certo sottoposti alle dure leggi della necessità, ma anche responsabili delle proprie scelte. I suoi personaggi, quindi, sono vittime e colpevoli insieme, figure complesse e spesso (basti pensare a Clitennestra) stupendamente delineate nella loro profondità emotiva.
«È dolce continuare il tempo tra le ardenti speranze, in una luce che rallegra e nutre. Noi rabbrividiamo a vederti sfinire in tante pene. Tu non temesti Zeus. Nel tuo pensiero profondo adori gli uomini, Prometeo.»
Eschilo
nacque a Eleusi nel 525 o 524 a.C. da una famiglia benestante. Oltre che tragediografo fu attore e musicista. Partecipò alle guerre persiane e soggiornò più volte in Sicilia dove, alla corte di Ierone di Siracusa, entrò in contatto con i circoli pitagorici. Si tramandano i titoli di 73 opere a lui attribuite, ma di queste solo sette tragedie sono giunte fino a noi. La Newton Compton ha pubblicato tutte le tragedie di Eschilo anche nel volume I tragici greci (Eschilo, Sofocle, Euripide).
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